Birmania abbandonata

Aperto da Giuseppe, 23 Settembre 2008, ore 00:53:43

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Giuseppe

Pubblichiamo il testo postato da Marco Chierici su AltraMusa, per i numerosi ed interessanti temi sollevati.


Trovo come minimo irritante il comportamento insulso ed amorfo che da molti fronti si può notare nei confronti di quello che sta succedendo in Birmania. L'inviato dell'ONU ha fatto 4 giorni di anticamera prima di essere ricevuto dal dittatore Than Shwe; cosa si sono detti? Per me rimane un mistero. Il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione e da 12 anni agli arresti domiciliari non è stata affatto liberata, quindi poteva anche fare a meno della visitina asettica del rappresentante delle Nazioni Unite. A Rangoon il regime militare continua a massacrare civili e monaci buddisti sotto agli occhi del mondo intero e nessuno muove un dito. Cina e Russia sembrano addirittura infastidite da tanto baccano; Putin ha dichiarato: "...sono affari interni di un paese..." come dire, fatevi i fatti vostri. La Cina è il primo fornitore di armi del regime militare birmano: la stessa Cina che ha ospitato le Olimpiadi, bell'esempio di paese civile. Anche il nostro paese ha consistenti rapporti economici con quei delinquenti...i soldi sono soldi...anche se sporchi di sangue innocente; importiamo legname, pietre preziose da regalare alle nostre signore, abbigliamento a basso costo, pesce, gas; tutte cose necessarie alla nostra "grassa" vita degna del peggior Ponzio Pilato. Che tristezza, che tristezza! Nessuna istituzione internazionale che ha le palle per andare a rovesciare una caricatura ridicola come il generale Than Shwe; generale dei miei stivali. Non so, forse io vivo nel mio mondo di fiabe, ma credo sia banale e istintivo pensare all'ONU come ad un'organizzazione basata su regole indiscutibili e ovvie. La prima norma dovrebbe essere quella di non riconoscere alcuna forma di dittatura in tutto il pianeta, e di liberare ogni popolo oppresso da simili individui. La libertà è un diritto di ogni uomo e laddove gli uomini non riescono ad ottenerla, dovrebbe essere tassativo intervenire con una forza multinazionale. Non dobbiamo accettare nel 2008 che la ferocia di uno psicopatico ignorante, con i suoi ruffiani leccapiedi, possa tenere prigioniero un intero popolo innocente, non lo accetto. Se io fossi un giornalista o un direttore di giornale, "massacrerei" quelle macchiette con titoloni limpidi e chiari. La diplomazia, il buonismo e la semplice narrazione dei giornali, non fanno altro che contribuire al clima di menefreghismo generalizzato e impietoso. Osservate qualche filmato dove quelle belve picchiano civili con le mani legate dietro la schiena; osservate i corpi senza vita dei monaci gettati per la strada come cani randagi da quei vigliacchi. Se tutti ci giriamo dall'altra parte, il mondo non migliorerà mai e poi mai. E usiamo qualche termine schietto quando ci vuole, quei vocaboli che qui non posso utilizzare per non veder cestinata la mia millesima lettera.
Marco Chierici - lettera censurata da un quotidiano.

Giuseppe

Concordo con Marco sulla brutalità del regime birmano che da anni sta vessando il popolo, ridotto alla fame. La dittatura che lo governa è simile nei metodi e nelle conseguenze a quella che regge le sorti di numerosi altri Paesi, come ad esempio la Corea del Nord, di cui si è parlato in questi giorni per la sua manifestata intenzione di riprendere il programma atomico.
Il mio intervento, però, riguarda soprattutto la questione dell'informazione. Non credo che la lettera sia stata censurata per non attaccare il regime birmano, verso il quale la stampa internazionale ha assunto da tempo una unanime posizione di condanna.
A mio avviso la lettera, pur contenendo una legittima e sincera indignazione, non è finita in pagina per alcune espressioni troppo forti, quali "che ha le palle", "psicopatico ignorante", ecc. In questi casi, mi permetto di suggerire una espressività più fredda, più contenuta, con una articolazione chiara e sintetica del proprio punto di vista (i giornali hanno sempre poco spazio). La comunicazione si avvale di codici ed ogni mass-media ha i suoi. Non si tratta di "censura" o di ammorbidire giudizi, ma semplicemente di entrare in sintonia con gli interlocutori. Ho visto sui giornali messaggi durissimi, con contenuti al limite della denuncia, ma presentati in modo tale che non renderli pubblici sarebbe stato un peccato, perché portatori di fatti, idee o valori comprensibili da tutti.
Mi permetto un altro suggerimento/considerazione: se aggiungo i miei giudizi al racconto di un fatto, rischio di trasformarlo in opinione (cioè in "evento" opinabile); se il mio testo si presenta come un resoconto, con eventuali aggettivi che si incastrano bene nella "narrazione" e che la arricchiscono, esso appare come una cronaca e quindi come una descrizione della realtà (su cui c'è poco da disquisire).
Marco, sono certo che, con la tua facilità di parola, la prossima volta ti riuscirà facile raggiungere l'obiettivo.